Le riforme e i rischi di una contraddizione tra infrastrutture e trasporti
Si è aperta nel Paese un’importante stagione di riforme strutturali ed una di queste interessa l’intermodalità.
Porti, interporti ed in genere qualsiasi nodo logistico dovranno essere connessi e collegati al fine di raggiungere quei livelli di efficienza, tali da poter concorrere con i “sistemi paesi” del nord Europa e di tutti i nostri competitors.
La politica strategica messa in campo dal Ministro Delrio per le infrastrutture può essere apprezzata dalla Confartigianato Trasporti, ma secondo il Presidente Amedeo Genedani si dovrebbe compiere qualche passo aggiuntivo: “Siamo perplessi, per certi segnali che sembrano escludere dal processo riformatore la categoria maggiormente interessata, ossia quella degli autotrasportatori di cose per conto di terzi.
Se da una parte il MIT persegue gli obiettivi di velocizzare, rispettando la puntualità e la sicurezza della circolazione, gli arrivi e le partenze delle merci dallo sbarco alla destinazione, transitando nei vari nodi logistici, dall’altra invitiamo lo stesso Ministero a rispondere in modo positivo alle richieste di deroga ai tempi di guida e di riposo dalla guida, avanzate da tutte le associazioni nazionali del comparto”.
Il Presidente Amedeo Genedani, che ha sollevato la questione ancora lo scorso anno, ritiene che debba essere riconosciuto agli operatori professionali del trasporto maggiore flessibilità nella gestione dei tempi, in particolare modo nelle nuove aree che segneranno l’ambito dell’operatività dei “nodi logistici” nonché nei “distretti industriali”.
Ridurre al massimo i tempi di scarico e carico, spostarsi con precisione e tempestività nelle zone di raccordo tra la strada, la rotaia ed il porto significa abbattere i costi e massimizzare l’utilizzo dei veicoli e le attrezzature, sia per la vezione che per la movimentazione.
La Germania, così come molti altri Paesi nostri competitors, ha approvato tutte le 17 tipologie di deroghe previste dal Regolamento (CE) n. 561/2006, mentre l’Italia solo cinque.
Occorre – prosegue Genedani – “osare” di più. Guardo al Regno Unito che ha richiesto ed ottenuto una importante deroga ai sensi dell’articolo 14 del Regolamento (Ce) 561/2006 per l’inagibilità di un ponte; nei casi d’emergenza non dovremmo farci remore a richiedere ciò che potrebbe aiutare migliaia di nostre imprese e i loro lavoratori”.
Altrimenti corriamo il rischio di una contraddizione fin da subito: da una parte perseguire una “rivoluzionaria” politica di ammordernamento del sistema delle Infrastrutture che ricordiamo dovrà essere sostenuta da ingenti risorse finanziarie pubbliche; dall’ altra la costante preoccupazione di violare la norma comunitaria con l’inevitabile conseguenza di fare ricadere tale “contraddizione” soltanto sulle aziende di autotrasportato.
Perciò abbiamo chiesto la deroga ai tempi di guida e riposo per i distretti industriali, per le isole “minori”, per le aree portuali e logistiche ed altre ancora.
Gli autisti che percorrono, ad esempio, al massimo 50 km in una giornata nell’ambito di un distretto industrializzato e anche nelle altre zone che sono e saranno ritenute strategiche dal Governo, non dovrebbero avere le stesse regole di quelli che guidano effettivamente molte ore al giorno con lunghe percorrenze. Le scelte sono condivisibili, ma serve anche crearne i presupposti per renderle efficienti e performanti”.
09/02/2016