08
Gennaio

Dopo il ‘caso Genova’ il TPL è al centro di polemiche

Il caso del TPL di Genova, dove a dicembre c’è stato uno sciopero selvaggio nei trasporti pubblici che ha rischiato di estendersi su tutto il territorio nazionale, deve essere considerato attentamente e le Associazioni di Categoria hanno il dovere di proporre soluzioni alternative“. Questa l’opinione del Presidente Autobus Operator Walter Lunardon di Confartigianato Trasporti. 



In Italia, nonostante alcuni tentativi normativi di apertura al mercato, sono prevalenti gli affidamenti a soggetti giuridici con capitali interamente pubblici. Il Paese è carente di metropolitane e reti integrate di trasporto nelle aree ad alta intensità di pendolari dove prevalgono i servizi su gomma gestiti prevalentemente da aziende pubbliche.



Il settore è stato ampiamente sussidiato e caratterizzato dalla forte presenza pubblica, ma le ragioni di tale scelta, in parte economiche, in parte culturali, non sono più valide.



Oggi, in questi anni di crisi economica, i tagli ai sussidi stanno mettendo in seria difficoltà le aziende di Tpl che non aggrediscono i costi fissi, riconducibili principalmente ai costi del personale, ma si limitano a ridurre i servizi ed aumentare la tariffazione, ottenendo così una sorta di copertura parziale delle spese storiche sostenute.



Ma le strategie basate sulla riduzione delle corse e sugli aumenti tariffari rischiano di avere effetti perversi. La minore disponibilità di veicoli pubblici spingere molti utenti ad affidarsi a quello proprio ed i rincari producono evasione ed illegalità.



Confartigianato Trasporti vuole che ci siano delle prospettive; non si può vedere come alternativa la restaurazione dei sussidi. D’altro canto, la razionalizzazione delle imprese esistenti appare una strada altrettanto impervia a causa della politicizzazione delle aziende di Tpl che sono in grado di condizionare le politiche delle amministrazioni locali e dei management delle stesse.



Allora esiste un’alternativa? Lunardon ne è convinto: “Penso che un settore dove la concorrenza possa funzionare è quello dei trasporti pubblici. Si può procedere assegnando con una pluralità di gare singole linee o gruppi di linee e non direttamente tutto il servizio.In tal modo si superano i vincoli di esclusiva e bandendo gare multiple su bacini di dimensione ridotte si può rilanciare il Tpl italiano, sia come numero di passeggeri sia come solidità dei conti, sia infine come strumento per creare efficienza sui costi.”



Conclude Lunardon: “Dobbiamo fare riferimento alla esperienza scandinava e preferirla tra i modelli di gestione presenti in Europa scartando l’affidamento diretto (Italia, Spagna, Germania e Austria) e la libera concorrenza con regolazione residuale (Gran Bretagna al di fuori di Londra) accogliendo invece la concorrenza per il mercato (Francia, Olanda, Paesi Scandinavi e Danimarca) che è il modello più diffuso per incentivare l’ingresso dei privati dove c’è competizione nel momento dell’affidamento”.



 



8 gennaio 2014

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08 Gennaio 2014