Confartigianato Trasporti: sicurezza e legalità non sono principi da declamare solo in occasioni di tragedie
L’articolo pubblicato dal Corriere della Sera: “I Tir e gli autisti a chilometraggio illimitato venuti dall’Est” di Dario Di Vico, illustra con poche ed incisive parole lo stato attuale dell’autotrasporto nazionale di cose per conto di terzi, in maniera condivisibile.
Vorremmo, però, che tale attenzione mediatica non fosse riservata al settore dell’autotrasporto solo in occasione di tragedie, come quella del camionista slovacco che nei giorni scorsi ha travolto l’auto su cui viaggiava un’intera famiglia uccidendo il conducente e la moglie, e riducendo in gravissime condizioni i loro tre bambini.
Confartigianato Trasporti ha sollevato in ogni sede di confronto, da diversi anni, il tema dell’illegalità diffusa, sottolineando al Governo e ad alle Istituzioni il problema degli autisti a km illimitati, del cabotaggio irregolare operato dai vettori esteri, in particolare dei paesi dell’est che, oltre a creare concorrenza sleale nel mercato a svantaggio delle imprese italiane, in molti casi sono anche causa di incidenti stradali mortali.
Eventi clamorosi che organi di stampa e tv troppo spesso ci propongono, in maniera semplicistica, con titoli ad effetto sui “Tir Killer responsabili di tragedie”.
Sicurezza e legalità sono principi imprescindibili per l’autotrasporto, che cerchiamo di diffondere quotidianamente tra le imprese attraverso un’attenta programmazione di eventi informativi, un’intensa attività di formazione rivolta ai titolari e conducenti sui temi di carattere normativo, sociale ed ambientale.
Sono principi in cui crediamo fermamente e per i quali ci siamo battuti appoggiando la strutturazione del Portale dell’Albo Autotrasporto per la verifica di regolarità del settore.
Purtroppo questo non basta, di fronte alla concorrenza spietata dei vettori esteri, soprattutto dell’Est, disposti a guidare con salari bassissimi e per tantissime ore, viaggiando sulle nostre strade senza regole, senza adeguata formazione. Tutto ciò non costituisce solo un problema di concorrenza sleale nei confronti degli autotrasportatori italiani, ma è un problema di sicurezza sociale nazionale.
Da due anni, al tavolo del confronto con il Ministro dei Trasporti Delrio, più volte abbiamo esposto il problema e discusso una strategia per il contrasto del “trasporto abusivo”. Il Parlamento ha fatto la sua parte, approvando norme che nella pratica dovevano servire a rafforzare gli strumenti degli organi di controllo, basti pensare all’inversione dell’onere della prova e gli artt. 46/46bis/46ter ormai definite puntate di una “saga”, ma che nella realtà pratica non riescono ad essere efficaci perché vengono applicate in modo relativo o perché il numero di controlli non è sufficiente.
Non sono mancati momenti polemici con i vertici della Polizia Stradale in occasione degli annuali incontri alla “Commissione sicurezza”, istituita presso il Ministero degli Interni, in cui era facile riscontrare nei dati presentatati l’esiguità dei controlli effettuati sui camionisti esteri rispetto a quelli italiani.
Tutto il contrario di quanto avviene in Germania, da me evidenziato in varie occasioni e come dimostrato dai dati sui controlli (57%vettori esteri e 43% vettori tedeschi).
E non solo, anche la Francia ha adottato una propria azione di contrasto al fenomeno del dumping sociale. Da luglio di quest’anno, infatti, è entrata in vigore una norma varata dal Governo francese (Legge Macron) che mira ad istituire ulteriori adempimenti burocratici ed il rispetto di determinati parametri salariali a carico delle imprese estere, che fa da scudo alla presenza di conducenti illegali e stana sul nascere situazioni irregolari.
Entrambi i Paesi, seguiti anche da Austria e Paesi del Nord Europa, hanno inteso salvaguardare un settore trainante per l’economia: l’autotrasporto merci.
Anche noi chiediamo di applicare in Italia provvedimenti simili ma con risposte sorde.
Confartigianato Trasporti, tra l’altro, ha sottoscritto alcuni accordi territoriali – con le Polizie Locali ed in particolare con la Polizia Stradale che hanno registrato alcuni successi sul fronte del contrasto al cabotaggio abusivo, ma con il tempo la vigilanza è stata depotenziata.
Ci è stato chiesto di agevolare con le risorse finanziare dell’autotrasporto la formazione del personale degli Organi di Vigilanza e lo abbiamo fatto.
Ci è stato chiesto di finanziare sempre con le risorse degli autotrasportatori i famosi “Centri mobili” apparecchiature tecnologiche per controllare sulla strada la regolarità tecnica dei veicoli e lo abbiamo fatto.
Ci è stato chiesto di indicare i luoghi, i territori, le situazioni di maggiore irregolarità e lo abbiamo fatto.
Inoltre, le aziende italiane affinché non si trasportasse al minimo ribasso, potevano contare sui costi minimi della sicurezza obbligatori, approvati dal Parlamento, sostenuti dal Governo il cui Sottosegretario era l’on. Giachino, che purtroppo sono stati cancellati.
Sostituiti con i costi d’esercizio che erano costituiti da una scheda di pubblicazione mensile da parte del Ministero dei Trasporti indicante un costo/km, ma anche questo strumento nel settembre 2014 è stato svuotato di contenuti numerici e implementato di contenuti letterari affinché non avesse più valenza. Riteniamo che anche tutto questo abbia contribuito ad arrivare alla giungla attuale.
Oggi, con ancor più forza, Confartigianato Trasporti continua la battaglia insieme alle altre federazioni dell’autotrasporto chiedendo a gran voce controlli mirati sulle strade utilizzando in maniera efficace l’inversione dell’onere della prova e il ribaltamento della Legge Macron francese anche in Italia, in attesa che a livello comunitario si capisca l’importanza di realizzare un sistema di norme omogeneo che preveda standars e regole uguali per tutti.
AMEDEO GENEDANI
Presidente di Confartigianato Trasporti
27/09/2016